La Commissione Europea annuncia l’avvio di un’indagine sull’acquisizione di Fitbit da parte di Google, per sciogliere i dubbi in merito a privacy e concorrenza.
Un matrimonio difficile
Fondata nel 2007 da James Park e Eric Friedman, la società americana Fitbit è nota per i suoi dispositivi wearable di monitoraggio dell’attività fisica e della qualità del sonno. Nel 2014 ha raggiunto il 41% di market share, per poi quotarsi in borsa l’anno successivo registrando quasi un +50% del prezzo delle sue azioni nella stessa giornata dell’IPO. Ad oggi Fitbit conserva il 4,7% del market share mentre Apple, con una quota di mercato del 31,7%, detiene il ruolo di leader del fitness tracking e degli smartwatch, seguita da Xiaomi, Samsung e Huawei. Ma il potenziale di Fitbit non si limita alla sola commercializzazione di dispositivi tech e riguarda principalmente la gestione della piattaforma di raccolta ed elaborazione dati che in passato aveva fatto gola anche a Facebook.
Da quando è stata annunciata lo scorso novembre, l’acquisizione di Fitbit da parte di Google ha suscitato non poco interesse, in particolar modo da parte delle autorità europee e statunitensi. L’operazione, il cui valore è stimato 2,1 miliardi di dollari, dovrebbe potersi concludere entro la fine dell’anno, ma gli effetti di questo “matrimonio” appaiono ancora incerti.
Di fatti, con questa operazione Google non punta semplicemente a sfidare Apple nel campo dei dispositivi indossabili, ma anche ad arricchire la sua offerta hardware legata al mondo dell’intelligenza artificiale. L’acquisto è stato definito da Rick Osterloh, Presidente dei dispositivi e servizi di Google, come l’opportunità per potenziare gli investimenti nel Wear Os e per introdurre nel mercato nuovi dispositivi wearable firmati Google. Lo stesso James Park ha sottolineato come questo matrimonio rappresenti l’occasione ideale per lo sviluppo del progetto Fitbit: l’accesso alla piattaforma Google ed alle sue risorse rendono infatti il colosso statunitense un partner ideale per accelerare il processo innovativo portato avanti negli ultimi anni dalla sua società.
D’altro canto l’acquisizione comporterà una concentrazione di dati sensibili nelle mani di uno dei principali colossi del web, sollevando dubbi da parte delle autorità. A tal proposito, il Garante italiano per la Privacy Antonello Soro mette in guardia sull’acquisizione e sulle sue possibili conseguenze, definendola come direzionata verso “una sempre più spinta concentrazione nell’economia digitale” e in opposizione a quanto contenuto nella risoluzione del Parlamento Europeo del 2017. Secondo Soro, infatti, un tale patrimonio di informazioni, a disponibilità di pochi, potrebbe incidere negativamente sui processi democratici mondiali. Da parte sua, Google rassicura le autorità circa l’uso dei dati presenti sulla piattaforma Fitbit, garantendo agli utenti la possibilità di rimuoverli.
Quattro possibili scenari
Questo genere di acquisizioni presentano esiti difficili da prevedere, ma ad oggi è possibile ipotizzare quattro diversi scenari relativi alla futura convivenza Google-Fitbit. Nel primo scenario, ritenuto da molti il meno quotato, si ipotizza un’attività in parallelo di entrambi i sistemi Fitbit e Wear OS. Il nuovo acquisto Google continuerebbe dunque a svolgere le sue attività in modo indipendente, ma garantendo al colosso californiano un accesso strategico ai suoi dati ed alla sua tecnologia. Il secondo scenario, basato sulla pregressa esperienza con Waze e Google Maps, ipotizza il miglioramento dell’esperienza d’uso di Wear OS attraverso l’integrazione di “parti” del sistema software Fitbit. In questo modo, Google sfrutterebbe l’operazione per ampliare l’elenco dei suoi partner nella produzione di indossabili – ad oggi collabora con brand tradizionalmente legati alla produzione di questi dispositivi come Fossil o Tag Heuer – realizzando una nuova generazione di smartwatch. Nella terza ipotesi Wear OS potrebbe esser messo da parte e interamente sostituito dal software Fitbit la cui piattaforma – maggiormente performante, collaudata e consolidata – continuerebbe a supportare Android e iOS, ma potrebbe essere concessa anche ai partner Google. Questa ipotesi appare come la più realizzabile, se si considera che in passato Google ha già portato avanti un’operazione simile con il brand Nest. Infine, il quarto scenario richiama al triste precedente di Motorola, acquistata nel 2011 e ceduta tre anni dopo a causa di una cattiva gestione del marchio da parte del gigante di Mountain View.
Di certo l’attuale relazione tra Google e Wear OS non può definirsi vincente: nel catalogo manca un prodotto iconico, in grado di competere a testa alta se non con i noti Apple Watch, quantomeno con prodotti altrettanto validi di casa Samsung o Garmin. La divisione hardware di Google è ancora agli esordi, ma come lo stesso Osterloh ha sottolineato “sta costruendo solide fondamenta, investendo in capacità e prodotti come smartphone Pixel e Pixelbook, i dispositivi per la casa Nest e molto altro”. Di certo sarà necessario aspettare che le autorità europee si pronuncino in merito a questa unione per poterne conoscere i frutti concreti.
Dubbi e incertezze dell’Europa
A seguito della notifica ufficiale dell’acquisizione di Fitbit, pervenuta alla Commissione Europea il 15 giugno, le autorità hanno sollevato una serie di dubbi. Se da una parte l’antitrust statunitense e australiana temono per l’eccessivo rafforzamento commerciale del gigante californiano, l’Europa non lascia di certo i temi di concorrenza e privacy in secondo piano. Di fatti, se da una parte il Comitato Europeo per la protezione dei dati personali (EDPB) ha sottolineato con preoccupazione come l’operazione garantirebbe a Google l’accesso ai dati relativi alla salute degli utenti, dall’altro si teme che con l’acquisizione di Fitbit, il colosso californiano possa ottenere un eccessivo vantaggio competitivo nel campo della pubblicità online. L’operazione potrebbe infatti limitare l’ingresso nel mercato ad altre aziende relative al settore dell’advertising online e generare un incremento dei prezzi. La stessa Margrethe Vestager, Commissario europeo per la Concorrenza, ha ricordato le previsioni circa un futuro aumento dell’utilizzo dei dispositivi indossabili e la conseguenziale crescita nella produzione e raccolta di dati sensibili, legati alle abitudini ed allo stato di salute dei consumatori europei. Il timore, da parte delle autorità, riguarda dunque l’utilizzo che Google farà di questi dati.
A nulla è valso il tentativo di tranquillizzare l’Europa con la promessa di non utilizzare i dati sanitari nei processi di personalizzazione delle inserzioni pubblicitarie e della creazione di un archivio separato per i dati raccolti dai dispositivi Fitbit e tutti quelli conservati sui server Google. La Commissione Europea, ritenendo insufficienti le rassicurazioni, ha dunque annunciato l’avvio di un’indagine approfondita per analizzare i rischi legati all’operazione. Ora la Commissione ha tempo fino al 9 dicembre per pronunciarsi sul futuro dell’acquisizione, indagandone i possibili rischi e opportunità.
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